1900-1970 : 70 ANNI DI TRASFORMAZIONI DELL’AMBIENTE URBANO NEL IX MUNICIPIO A ROMA
2009, 1900-1970 : 70 ANNI DI TRASFORMAZIONI DELL’AMBIENTE URBANO NEL IX MUNICIPIO A ROMA
Abstract
Nel prendere in esame il periodo di 70 anni, qui considerato in rapporto al territorio dell'ex IX Municipio di Roma (dal 2013 fuso con l'ex X Municipio per costituire il nuovo VII Municipio), si è partiti da un momento in cui i mutamenti già in atto, a seguito del trasferimento della capitale a Roma, incominciavano a incidere nell'area osservata, per concludere in un periodo in cui le trasformazioni si sono sostanzialmente interrotte, anche a causa del mutato quadro normativo. Si è inizialmente esaminato il territorio in oggetto all'inizio del Ventesimo secolo, partendo dalla descrizione della campagna romana e dei suoi legami con la città, senza trascurare l'importante problema della malaria e i provvedimenti per l'Agro romano. Oltre alle vestigia dell’antica Roma, questa zona al di là delle mura Aureliane, in prossimità delle porte San Giovanni, Metronia e Latina, era già occupata da pregevoli aree di pertinenza di antichi insediamenti: vigne (terreni a prevalente destinazione agricola) e ville (complessi residenziali, a volte interessanti esempi di architettura). Di buona parte di questi insediamenti è stata descritta la localizzazione, sia rispetto alla viabilità antica (anche questa trattata nei suoi aspetti fondamentali), sia in relazione all’odierna toponomastica, attraverso una rappresentazione cartografica comparata dei luoghi. Nella trattazione del primo capitolo sono anche stati presi in esame due elementi caratteristici della zona studiata: la cosiddetta Marrana dell’Acqua Mariana (l’antico corso d’acqua artificiale realizzato, nel 1122, allo scopo di riportare in città l’acqua degli antichi acquedotti romani il cui decorso era stato interrotto durante la guerra gotica) e le storiche ferrovie pontificie. Nei capitoli successivi si è cercato di rappresentare le varie fasi dell’espansione della città nel territorio in esame, evidenziandone cause, modalità e conseguenze, tra cui si è posta in primo piano la distruzione di gran parte delle aree verdi descritte inizialmente. La prima fase, caratterizzata da un’illuminata politica urbanistica messa in atto dall’amministrazione comunale di Ernesto Nathan (il sindaco mazziniano, a capo di una coalizione laico-progressista, che, tra il 1907 e il 1913, aprì una parentesi, breve ma intensa, tra i vari governi dell’aristocrazia papalina), trovò la sua espressione nel Piano Regolatore adottato a Roma nel 1909. Nel Piano veniva, per la prima volta, programmata l’edificazione della fascia di campagna romana al di fuori di porta San Giovanni, lungo l’asse della via Appia Nuova, cercando di dare soluzione al sempre più pressante problema delle abitazioni, attraverso la promozione dell’edilizia economica e popolare. La seconda fase, iniziata all’indomani della caduta della giunta Nathan con lo stravolgimento del Piano del 1909 e culminata con il periodo del ventennio fascista, è caratterizzata da una serie di pratiche volte a favorire la grande proprietà terriera e, ancor di più, la speculazione edilizia dei nuovi costruttori (sostituzione di villini con palazzine, incremento dell’edilizia intensiva con fabbricati alti fino a 35 metri, lottizzazioni fuori dal piano regolatore, eccetera). Fu questo un periodo in cui, tra l’altro, si intensificò il fenomeno dell’abusivismo edilizio, espresso sia dai fabbricati dei ricchi, sia dalle baracche dei poveri, invise al regime fondamentalmente per motivi di immagine. I nuovi strumenti urbanistici varati dal regime (la variante del 1926 e il piano regolatore del 1931) sono stati qui presi in esame, con il loro impatto sul tessuto urbano del Municipio, evidenziandone quegli aspetti che ne fecero il più colossale progetto di espansione “a macchia d’olio” mai redatto per Roma. Nell’ultimo capitolo sono state evidenziate le nuove dinamiche espansive attraverso le quali, negli anni cinquanta e sessanta, dopo una pausa dovuta allo scoppio della II guerra mondiale (della quale sono state sottolineate le conseguenze sul territorio) e al grave disagio sociale ed economico della popolazione nell’immediato dopoguerra, si riacutizzò quella febbre edilizia che sarà alla base dei guasti urbanistici dei nostri giorni. In particolare, è stata descritta la grande crescita dei quartieri dell'ex IX Municipio (Appio Latino e Tuscolano), strettamente legata alla forte immigrazione di quegli anni, durante la quale l’avanzata del cemento ha trovato come unico freno l’area protetta della Valle della Caffarella, qui illustrata, con le sue contrastate vicende, come esempio di partecipazione civile ai destini della città e del verde pubblico. Sono state fatte specifiche menzioni sia degli insediamenti poveri nati o sviluppatisi in quel periodo, i cosiddetti borghetti, che, in quel Municipio, ebbero la loro massima espansione contemporaneamente alla crescita dell’edilizia regolare (cessando di esistere solo nel 1981), sia del nuovo piano regolatore del 1962, con le sue conseguenze sul territorio. Durante tutta l’esposizione del lavoro è stata rappresentata, inoltre, l’evoluzione di quelle attività produttive che caratterizzavano il nostro territorio già alla fine dell’Ottocento, mettendone a fuoco lo sviluppo avvenuto fino agli anni ’40 e la progressiva dismissione a partire dal secondo dopoguerra, favorita dalla speculazione edilizia sulle aree urbane e dalla contemporanea crescita delle attività commerciali e terziarie. Particolare risalto, infine, è stato dato alla questione della mobilità e ai numerosi eventi succedutisi nell’area considerata: dall’istituzione del servizio tranviario per la zona dei Castelli romani (1906) alla dismissione di tutte le linee tranviarie (anni ’60), dall’avvio dei lavori di costruzione della nuova metropolitana (1964) alla decisione di costruire la tangenziale est (1965). Il quadro d’insieme delle trasformazioni urbanistiche verificatesi nel territorio in esame ha, in definitiva, messo in luce un degrado complessivo della qualità dell’ambiente urbano e della vita dei suoi cittadini, conseguenza di scelte, atti ed eventi politici, sociali e amministrativi (tutti nel segno del primato della rendita fondiaria) che, nel corso degli anni, hanno fatto sì che restassero insoluti i problemi del traffico, del trasporto pubblico, dell’inadeguatezza delle scuole, della carenza di impianti sportivi, di spazi di aggregazione sociale e di verde pubblico.
Riccardo La Bella